giovedì 24 febbraio 2011

in cui non so come si sgomita

giornate di lavoro come questa abbattono del 50% la stima che nutro per il genere umano.
la verità è che non so sgomitare, non so farmi spazio e ignoro la pratica dell'arrampicata.
sociale, e non.
sprovveduti quanto me, i miei genitori non mi hanno insegnato che l'importante è dominare gli altri, farsi spazio con le unghie (rigorosamente pitturate con smalto all'ultima moda) e assestare qualche colpo basso, quando il nostro interlocutore è distratto.

lamentele a parte (la tentazione a cadere nel vittimismo si tiene a distanza di sicurezza con un bicchiere 1/2 vino bianco 1/2 succo d'arancia),
lamentele a parte, dicevo, di questa giornata appena passata ricorderò questa massima:

fai fare agli altri quello che vuoi fare tu

ma come, non era non fare agli altri ciò che non vuoi sia fatto a te stesso?
no.
ho realizzato che nel 99% dei casi il nostro limitatissimo cervello legge il mondo senza prendersi la briga di sfilarsi le lenti dateci in dotazione da madre natura: ogni gesto altrui è interpretato secondo i nostri schemi mentali. da qui: incomprensione, litigi, guerre, morte, devastazione.
tralasciando il sarcasmo, ho scoperto con qualche decennio di ritardo e con la solita dose di amarezza quotidiana che le mie lenti per leggere il mondo sono diverse da quelle di tutti gli altri. e per 'tutti gli altri' intendo: le mie colleghe.
così, mentre il mio obiettivo è portare a casa la giornata, il loro è portare a casa visibilità, conquistare qualche centimetro di spazio vitale in ufficio e farsi strada.
a discapito degli altri.
questa cosa del discapito non l'ho mai capita. ho sempre osservato con curiosità e invidiato chi avesse, nella vita, un obiettivo chiaro e un sogno forte da perseguire (la chiarezza non mi è mai stato dato d'averla), ma pur stimando la determinazione di chi si sottopone a rinunce pur di vedere il suo sogno prendere forma, quel discapito non lo capisco. e non lo condivido.
il primo dei miei dieci comandamenti riguarda la gentilezza.
una gentilezza che non è l'aprire la porta dell'auto alla tua fidanzata o il lasciar posto sull'autobus a una signora anziana.
gentilezza è eliminare il 'a discapito degli altri' dalla nostra vita.

ma oggi mi sono resa conto che l'a-discapito-degli-altri è un requisito necessario per sopravvivere nel mondo del lavoro.
un altro punto a favore di a., che queste cose le aveva realizzate molto prima di me. una consapevolezza, quella di oggi, che mi rende molto più facile togliermi le mie lenti e capire quel suo sguardo rassegnato e disincantato che mi aveva colpita quando ci eravamo conosciuti.

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