martedì 18 gennaio 2011

in cui ho visto il codardo robert ford uccidere jesse james











4 comments:

Byron ha detto...

Come prendere lezioni di cinema da Malick e farne un film che non sarà "il più importante" o neanche "il migliore", ma sicuramente è il più bello degli ultimi dieci anni. L'ho visto due volte al cinema e quattro a casa. Per me non ha un'immagine, né una parola, né una nota fuori posto. E' un grande Western, ma anche un grande film sulla celebrità, sulla paura della morte e sulla crescita. Quei campi di grano, quella lente sfuocata, quella sedia a dondolo, quel cadavere fotografato, quella voce stridula e incerta, quel freddo percepito dentro e fuori. Brividi.

A te cosa è piaciuto?

Rachele ha detto...

dunque,
mi è piaciuto per:

1. la fotografia. non ho provato (ancora) ma togliendo il volume e guardando solo le immagini secondo me è ugualmente bello (come del resto malick, hai ragione tu)

2. il rapporto tra gli uomini / membri della gang. la tensione palpabile senza tanti machismi, il modo in cui portano le pistole e la fragilità che gli leggi dentro.

3. l'espressione di brad pitt sulla sedia a dondolo. io come attore lo odio, ma lì è fantastico e basta.

4. la codardia di casey affleck che gli leggi in faccia dalla prima scena quando va a conoscere la cricca fino alla fine.

5. la fotografia la fotografia la fotografia. che a me ha dato la sensazione di essere avvolta e immersa nelle immagini come non mi capitava da mh credo bright star (ma qui di più).

ps. devo ancora impossessarmi della colonna sonora, invece.

Byron ha detto...

Ecco vedi, però per me non è tanto il discorso della cordardia, ma più un fatto di "unachieved masculinity".

Concordo con te sul fatto che siano tutti uomini bacati e fragili, martoriati dalla disperazione sia effettiva (la povertà, le condizioni sociali, l'essere veterani della Guerra Civile) che esistenziale e psicologica. Mitizzano Jesse James perché non credono in dio, e si creano questa specie di figura di Gesù psicotico a guidarli come apostoli criminali, e qui scatta la molla in Jesse, perché non si può essere eroi fuorilegge per sempre, e non si può essere sovrumani se si è fallati e fallibili.

Jesse è in preda a una crisi paranoica, una crisi dell'uomo mitizzato e assimilato alla "persona" (in senso Pirandelliano del termine- il ruolo di leader, ma anche di personaggio famoso) senza più umanità e capacità di vivere la vita umana. Ha quindi bisogno di essere eliminato (è anche un film sul suicidio, sulla morte "staged for the camera" - pensa al cadavere fotografato, ma anche alla scena dell'esecuzione: Jesse qui lo vede bene Robert riflesso nello specchio, ma non si sposta, e gli dà persino la sua pistola per compiere il gesto, come se solo la pistola di Jesse James possa sparare a Jesse James - una cosa ricorrente nella tragedia classica, che succede anche in Giulio Cesare e Antonio & Cleopatra). Ma Jesse ha bisogno che a eliminarlo sia non uno qualsiasi dei suoi scagnozzi, o un rappresentante della legge, ma qualcuno che sia stato capace di vederne la grandezza e che, deluso davanti alla dimostrazione che il dio che adora è solo un uomo collerico, paranoico, spezzato, riesca a guardargli attraverso e a vedere l'uomo.

Robert Ford non è veramente un codardo, ma l'unico che ha il coraggio delle sue azioni e di portarle a termine, anche quando sono azioni che lo condannano per sempre. Una volta compiuto il gesto (cioè l'assassino dell'eroe o della figura paterna), attraversata la soglia simbolica che separa il ragazzo innocente dall'uomo con l'esperienza del sangue, Abele da Caino, Pietro da Giuda, anche lui ne esce svuotato e terrorizzato. Il necessario processo di crescita, che invece della gloria che infantilmente si aspetta gli porta tristezza e delusione, non lo aiuta a crescere ma lo blocca per sempre a ripetere la stessa scena: finisce a recitare una parte sul palco che contemporaneamente è sua ma non è la sua (anche qui Pirandello alla grande). Robert Ford è un ragazzo eterno con la voce da adolescente e sull'orlo del pianto tranne nel momento in cui viene ucciso e liberato dalla punizione eterna del rimorso. E quindi niente, è Peter Pan, è un ragazzo che non sarà mai uomo, ma non è un codardo, è solo the guy who pulled the short straw.

(Finisco il papiro, mi scuso, se non è il mio film preferito poco ci manca, e mi sta a cuore spiegare la mia visione. Che forse vedo con gli occhi foderati di prosciutto, lo ammetto...)

Rachele ha detto...

ovviamente tre quarti degli appunti che hai fatto non li avevo notati. ma la morte di jesse è bellissima, tanto quanto il sopravvivere di robert, rassegnato e segnato dall'assassinio di jesse.

è vero, è un film sulla celebrità (paternità: wow, non ci avevo pensato) e anche sullo scendere a patti sulla realtà. è quella realtà che prende vita nel film che mi piace, il modo in cui il regista la dipinge senza mai cadere nel didascalico. non c'è compassione, non c'è uhhh gli eroi di guerra, ci sono solo questi uomini sperduti che cercano di tirare avanti con le loro vite.

pensavo casey affleck, invece mi sa che il mio preferito è sam rockwell, come personaggio. ma non so, sono indecisa tra i due. dopo la morte di jesse ha questa evoluzione tutta nello sguardo, sam, bellissima.

ps. occhi foderati di prosciutto direi proprio di no ;)

 
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