lunedì 8 novembre 2010

in cui non ho usato precauzioni

una delle cose che mi ripetevi di continuo è che io affronto la vita a braccia conserte.
ti prendevo sul serio. perchè ti prendevo sempre sul serio, qualsiasi cosa dicessi.
era vero? probabilmente sì, anche se dei due eri tu quello confinato a nord di milano mentre io ero occupata ad attraversare il mondo, eri tu quello che usciva con la stessa gente mentre io mi trasferivo in un'altra città, eri tu quello che aveva paura di osare mentre io ero fin troppo disposta a farlo.
ma avevi ragione, la mia indole è quella di una persona che protegge se stessa dal mondo e dagli altri. ed è questo l'esatto motivo per cui devo correggere periodicamente il tiro, spingermi fuori milano, fuori casa, fuori da ciò che conosco: per non perdere l'allenamento a non avere paura dei cambiamenti, dei luoghi altri, delle diversità e delle differenze, del sentirsi un pesce fuor d'acqua, del sentirsi lo straniero, del sentirsi disorientato e del trovare un orientamento nuovo per ogni luogo, nuovo.
quindi no, non avevi ragione. non vivo la mia vita a braccia conserte.
lo facevo quando ci siamo conosciuti e tu sei stato il primo a insegnarmi che le distanze sono inutili e deleterie.
il mondo è innocuo, quasi sempre.
le persone anche. quasi sempre.

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