antonella è tutta nei suoi occhi.
mi corre incontro tagliando il campo da basket per sapere come sto, chiacchieriamo del mio incidente e del suo viaggio. tra pochi giorni partirà per la colombia con suo marito e i suoi 2 bimbi (un altro, in arrivo, fa capolino da un pancione solo accennato).
è il loro terzo figlio e, coincidenza (?), è il loro terzo viaggio: il primo è stato milano-cina in auto, il secondo l'america centrale in camper e ora dalla colombia alla terra del fuoco. non sanno quando torneranno, e non se ne preoccupano.
prima che mia madre la possa sentire, mi sussurra: se senti di dover andare, vai.
giovanna ha le ossa sottili. e fragili.
cammina al parco per scaricare la tensione, in attesa del giorno in cui opereranno suo marito al cervello. facciamo un pezzo di sentiero insieme: lenta lei per le sue ossa fragili, lenta io per le mie in rinascita. da steineriana qual è, ci spiega che il mio incidente è stato un segno del destino: è l'universo che dice a mia madre di non ostacolarmi, perchè in fondo avrei potuto morirle a meno di quattro chilometri dalla porta di casa.
la mamma di antonella piange e ride e parla in spagnolo e parla in italiano e mi tocca il braccio senza scuotermi troppo e guarda mia madre e le dice: io sono depressa, i miei figli sono sparsi ai quattro angoli del mondo e io il sabato e la domenica mi chiudo in casa e piango dalla tristezza ma loro sono felici. almeno están felices, entiendes, capisci? il sorriso dietro quelle lacrime le contraddice, le rinforza.
eddie vedder ha scritto una nuova canzone per la colonna sonora di eat, pray, love, il nuovo film con julia roberts in versione donna facoltosa che abbandona la sua vita a manhattan per ritrovare se stessa in india, italia e indonesia. tralasciando che nelle prime dieci pagine del libro a cui il film è ispirato la protagonista cerca di porre rimedio alla propria crisi matrimoniale inginocchiandosi in bagno a pregare dio (anzi Dio) (a risponderle ci pensa george carlin), rimane inequivocabile il fatto che eddie vedder ha scritto una nuova canzone.
per un film.
che parla di una donna in viaggio.
quando si tratta di eddie vedder, io al destino ci credo.mi corre incontro tagliando il campo da basket per sapere come sto, chiacchieriamo del mio incidente e del suo viaggio. tra pochi giorni partirà per la colombia con suo marito e i suoi 2 bimbi (un altro, in arrivo, fa capolino da un pancione solo accennato).
è il loro terzo figlio e, coincidenza (?), è il loro terzo viaggio: il primo è stato milano-cina in auto, il secondo l'america centrale in camper e ora dalla colombia alla terra del fuoco. non sanno quando torneranno, e non se ne preoccupano.
prima che mia madre la possa sentire, mi sussurra: se senti di dover andare, vai.
giovanna ha le ossa sottili. e fragili.
cammina al parco per scaricare la tensione, in attesa del giorno in cui opereranno suo marito al cervello. facciamo un pezzo di sentiero insieme: lenta lei per le sue ossa fragili, lenta io per le mie in rinascita. da steineriana qual è, ci spiega che il mio incidente è stato un segno del destino: è l'universo che dice a mia madre di non ostacolarmi, perchè in fondo avrei potuto morirle a meno di quattro chilometri dalla porta di casa.
la mamma di antonella piange e ride e parla in spagnolo e parla in italiano e mi tocca il braccio senza scuotermi troppo e guarda mia madre e le dice: io sono depressa, i miei figli sono sparsi ai quattro angoli del mondo e io il sabato e la domenica mi chiudo in casa e piango dalla tristezza ma loro sono felici. almeno están felices, entiendes, capisci? il sorriso dietro quelle lacrime le contraddice, le rinforza.
eddie vedder ha scritto una nuova canzone per la colonna sonora di eat, pray, love, il nuovo film con julia roberts in versione donna facoltosa che abbandona la sua vita a manhattan per ritrovare se stessa in india, italia e indonesia. tralasciando che nelle prime dieci pagine del libro a cui il film è ispirato la protagonista cerca di porre rimedio alla propria crisi matrimoniale inginocchiandosi in bagno a pregare dio (anzi Dio) (a risponderle ci pensa george carlin), rimane inequivocabile il fatto che eddie vedder ha scritto una nuova canzone.
per un film.
che parla di una donna in viaggio.
(e anche lei)
2 comments:
Mi spieghi una cosa, Rachele: il fatto che non parti è tua mamma o sei tu? Ok, saranno entrambi, sono tanti motivi, e forse il primo è che devi avere una base, un lavoro, soldi da parte - un progetto, meglio ancora partire se hai qualche contatto specifico nel tuo settore - nel paese di destinazione. Ok. Però non vorrei che ogni volta - incidente a parte, sono contenta che stai guarendo pian piano! - rimettiamo al di fuori di noi, e nello specifico i nostri genitori e gli affetti, poniamo fuori quelle emozioni e timori e prudenza (ben vengano la prudenza eh) che stanno dentro di noi. Ultimamente fai molti riferimenti a tua mamma e alla tua famiglia... che è UNA cosa importantissima da mettere sul piatto della bilancia! Dare Valore. Ma cos'è che poi, alla fine, in fondo, ti frena veramente, Rachele? Questo ti volevo chiedere.
(e comunque io penso questo: alle svolte e alle partenze si arriva anche per gradi, come stai facendo, come mani di vernice una sopra l'altra; e poi si può partire anche per un periodo, darsi un anno fuori, ancora, e se non ingrana tornare, spesso fa paura il tutto e subito, e così si finisce per non iniziare mai).
Scusa la dimensione da tema!
Baci, :-)
se non la schiena, che deve guarire, ora non mi frena niente. rimango in italia ancora per un annetto per concludere un progetto in corso e poi parto,
di quelle conversazioni mi è piaciuto che arrivassero come segni a dirmi che sto andando dalla parte giusta,
solo come dici tu non si può partire in quattro e quattr'otto e ogni tanto l'impazienza si fa sentire.
poi, fosse per i miei, io dovrei rimanere a vivere felice vicina a casa per sempre,
ma non è una cosa che mi spinge a restare o che mi frena, vorrei solo che accettassero con più serenità che hanno una figlia girovaga :)
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