venerdì 25 giugno 2010

in cui massimo fini ci spiega le donne. e gli uomini.


"Le donne oggi lavorano in casa e in ufficio, mentre gli uomini faticano ad avere un ruolo e a dare senso di protezione alle proprie partner".
ecco l'occhiello che apre l'illuminante articolo di massimo fini. un articolo talmente illuminante che, una volta letto, vi sarà impossibile avere ancora dubbi sulla tanto dibattuta questione: gli uomini vengon da marte, le donne da venere (?).
la questione per massimo fini è semplice: noi donne abbiamo usurpato i nostri maschi di qualsiasi ruolo si fossero conquistati a suon di clave, grugniti e machismi.
siamo madri e quindi i nostri figli sono visceralmente legati a noi,
siamo donne di casa, e quindi quello è il nostro regno,
ma da qualche decennio a questa parte (perchè in italia si parla ancora di decenni, considerato che le donne hanno avuto diritto di voto solo nel 1948) abbiamo avuto la presunzione e l'arroganza di pretendere una formazione universitaria e perseguire una carriera per ottenere così indipendenza economica e psicologica dai maschi che abitano le pagine della nostra vita.
secondo massimo fini con questi deliri di autodeterminazione abbiamo minato il fragile equilibrio psicofisico dei nostri uomini, che ora si ritrovano senza un ruolo: "Non c'è più la guerra dove provare il proprio coraggio (la guerra d'antan, dico, non quella odierna dei robot, tanto che vi partecipano anche le tipe, robb de matt), non c'è più il duello. La forza fisica, sostituita dalla tecnologia, non conta più nulla eccetera. E, senza ruolo, l'uomo non esiste".
uomini, prendetevela con lui, non con me.
massimo fini è rimasto all'epoca (ammesso che ne sia esistita una) in cui le donne cercavano in un uomo "la sicurezza e il senso di protezione di cui hanno bisogno" e il caro Fini conclude con un raffinatissimo: "consiglio uno stage in Afghanistan. Troveranno degli uomini che le faranno rigar dritto, come meritano e come, nel fondo del cuore, desiderano".
mi piace, questo massimo fini. noi donne, in fondo al nostro cuoricino romantico e pronto a palpitare per il nostro principe azzurro, desideriamo un uomo che ci faccia rigare dritto.
donne, prendetevela con lui, non con me.
io, adesso, me la prendo con noi donne.
perchè se da un lato massimo fini sfodera una fila di luoghi comuni tanto grezzi quanto ridicoli (vi abbiamo usurpato del vostro ruolo? inventatevene un altro al posto di frignare), noi donne cosa facciamo? facciamo questo:
"voglio l'amore da 'non posso vivere senza di te'. se posso vivere senza di te allora tanto vale stare da sola" (via tumblr)
c'è un punto da chiarire prima di continuare a scrivere:
  1. se "non puoi vivere senza qualcuno" non lo ami: ne sei dipendente. e non è (quasi) mai una cosa piacevole, nè tantomeno positiva.
ragionamenti assurdi come questo sono complementari a quello di massimo fini e denotano (massì, usiamo il verbo denotano) una visione del tutto stereotipata del rapporto uomo-donna.
è davvero questo ciò che vorremmo: qualcuno la cui assenza ci ferisce a tal punto da non permetterci di vivere, qualcuna così fragile da avere bisogno di protezione e sicurezza costanti?
non possiamo nel 2010 cominciare una buona volta a ridefinire i rapporti con i nostri compagni?
accantonando il bisogno maschile di difendere e proteggere
e il desiderio femminile di un amore totalizzante,
rimarrebbe ancora tanto,
il piacere della condivisione, per esempio.
a me basterebbe.
If there's any kind of magic in this world it must be in the attempt of understanding someone sharing something. I know, it's almost impossible to succeed but who cares really? The answer must be in the attempt (via).
oui.

7 comments:

valentina ha detto...

io ho inteso quella frase come un ‘fare la differenza’, piuttosto che in maniera letterale. se lui non ci fosse più non mi ammazzerei, insomma.
la intendo come un: averlo nella mia vita fa la differenza (esattamente come ci sono altre cose e altre persone che la fanno). se invece che lui ci sia o non ci sia non mi cambia un granché la vita, se tutto è assolutamente *uguale*… beh, a questo punto meglio stare da sola.
del resto, gli amori totalizzanti non vanno da nessuna parte, e si sa.
se io da sola faccio un sacco di cose che mi fanno stare bene ma farle con lui mi rende ancora più felice, tanto che se lui non ci fosse ne sentirei la mancanza tangibile, allora so che fa la differenza (e senza di lui la mia vita continuerebbe, certo, ma so che perderei quel qualcosa che, appunto, cambia, in meglio, la mia percezione delle cose. e in questo rientra anche la condivisione delle cose, ovviamente).
se invece tutto sommato non mi cambia molto, e sto con lui solo perché lo preferisco allo stare sola, o se considero la nostra una storia “normale” o “tranquilla” (aggettivi agghiaccianti per definire una storia, almeno per me), beh, io me ne sto per i fatti miei.
non so se sono riuscita a spiegarmi!

giulia ha detto...

Anche volendo prendere alla lettera cotanto struggimento femminile, perlomeno l'autrice parla per sé - non pretende di parlare per l'intera categoria, né (peggio ancora) per entrambe le categorie. Lui, comunque, è molto bravo a fomentare polemiche. Non so se si merita che qualcuno commenti i suoi deliri.

blondeinside ha detto...

l'ho postato pure io su tumblr quel pezzo.
ma il significato che gli ho dato io (per me stessa) è un monito, cioè "non accontentarti di niente di meno del 100%". Un sacco di persone stanno insieme perché non sono capaci di stare da sole, cinicamente oserei dire un buon 70%, e non perché hanno la passione, condividono, e aggiungici tutto quello che ti viene in mente con la parola amore.
La gente si accontenta di molto meno, io preferisco stare da sola.

Rachele ha detto...

@ vale e fede: sono d'accordo con voi sulla lettura di quella citazione, ma rimango convinta che molte donne vivano ancora con questa idea: che senza un uomo (o IL proprio uomo) non si possa vivere, e io lo trovo maschilista ancora più dei ragionamenti maschilisti di fini, e denigrante per le donne non solo come donne ma come esseri umani.
per fortuna e purtroppo nella vita si impara a fare a meno di tutto, anche delle persone che amiamo di più, nel caso se ne vadano o vengano a mancare... no? poi certo, piuttosto che stare con uno che mi piaciucchia per lenire la solitudine, meglio sola!

@gb: certo che l'autrice parla per sè, come io del resto parlo per me, è tutta la storia dell'amore della mia vita senza di lui non potrei vivere che mi sembra tanto stupida, tutto qui :) e massimo fini, già, di solito non lo leggo, questo articolo mi è stato linkato e non ho resistito :)

valentina ha detto...

oh, su questo sono d'accordissimo.
se c'è una cosa che mi fa arrivare il sangue alla testa è rendermi conto come spesso le persone non vedano una donna "realizzata" se non ha accanto un uomo. e la cosa peggiore è che le donne sono le prime a pensarlo!
come se passasse unicamente da quello la realizzazione di una persona. certo, se ho la fortuna di incontrare uno con cui sto davvero bene, mica mi fa schifo. ma che tutto venga misurato in base a quello, ecco lo trovo allucinante. ma, ripeto, mi rendo conto che molte ragazze sono le prime a pensarla in questo modo (e, talvolta, ad andare alla ricerca spasmodica di una persona).
che io venga etichettata come "incompleta" dagli anziani del mio paese, posso anche capirlo, ma quando capita con persone della mia età (e capita, eccome!), allora davvero c'è qualcosa che non va.
grazie al cielo ho imparato a vedermela per i fatti miei per tutto e può essere che mi sia persa qualcosa, ma di certo credo ora di avere le spalle abbastanza larghe per continuare ad affrontare tutto senza necessariamente qualcuno accanto.
e questo, per me, varrà sempre oro.

paolina ha detto...

anche io l'ho postata con l'idea della fede, per ritornare a ricordarsi che non è *obbligatorio* stare con qualcuno. se ci stai "così così" allora lascia perdere.
ma la penso come te su molte donne che conosco, parola per parola. l'imposizione culturale ci spinge all'annullamento e siamo portate a pensare di aver sbagliato qualcosa quando non siamo mogli, madri ma solo donne (e hai detto poco).

Cri ha detto...

Alla fine e' solo una "semplice" questione di equilibri, di quanto si sta bene con se stessi per essere sufficientemente sereni per stare con qualcun altro.
E poco importa se la dimensione a due che ti rende felice non e' convenzionale, inquadrabile e comprensibile universalmente. E' la tua, o meglio la vostra e non serve che la capisca nessun'altro.
Per la cronaca, qui in Svizzera le donne votano dal 1971, ho un compagno che lavora in casa e io faccio un lavoro da maschio, unica e piu' giovane donna di un lead team tutto maschile e tutto di lingua tedesca. Penso che il signor Fini abbia un approccio un po' semplicistico, come spesso succede quando si parla per macro categorie (le donne e gli uomini) e quando si disquisisce di pura aria fritta...il piu' e' non dargli corda, tanto la formula magica universale non esiste :)

 
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