giovedì 24 giugno 2010

in cui la natura è accessoria

ho speso gli ultimi venti minuti, prima di tornare al pc a lavorare (ah, il telelavoro!), con il naso all'insù, sotto la chioma verde e gialla del prugno del nostro orto.
non cercavo la risposta alla domanda fondamentale sulla vita, l'universo e tutto quanto (che come sappiamo bene è 42) ma
con un bastone di legno
tiravo giù le prugne
e le mangiavo.
ne ho mangiate cinque ancora tiepide di sole, poi - per ovvie ragioni - ho dovuto fermarmi.
molto probabilmente ci tornerò verso sera, sotto il prugno, a fare un aperitivo in solitaria a base di prugne gialle e succo d'arancia.
mia nipote, nel frattempo, gioca nei parchetti con erba artificiale del centro di milano.
c'è qualcosa di malato in una società che ha fatto della natura un accessorio, da relegare dentro parchi recintati per contenere l'asfalto e il cemento.
c'è qualcosa di desolante nel sapere che lei la natura la sperimenterà come svago, come vacanza, e non come presenza costante nella sua vita.
saranno costanti la tecnologia, i negozi, il cemento, le auto e gli altri esseri umani, ma non alberi su cui arrampicarsi, campi in cui correre e parchi in cui perdersi e, soprattutto, ritrovarsi.

1 comments:

giulia ha detto...

Sono una di quelle persone che ha vissuto da subito in mezzo alla natura. La mia infanzia sa di prati e boschi e frutta raccolta dai rami. So cosa intendi :-)
Però... per tanti motivi non vedo l'ora di tornare nella mia città adottiva.

 
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