lunedì 26 aprile 2010

in cui carta batte pc uno a zero


chiamatemi pazza,
anzi, chiamate pazza megan: 28 anni e nessuna intenzione di aprirsi una casella di posta o di comperare il computer.
no, non è una radical chic che si oppone all'informatizzazione del vivere quotidiano,
no, non è contraria per principio alle email e agli sms (gli sms lei li manda, a qualsiasi ora del suo giorno, la mia notte)
megan ha 28 anni e dell'email non se ne fa niente,
così, quando ci siamo salutate la sera del 6 dicembre 2007 l'ultima cosa che abbiamo fatto prima di abbracciarci e andare a dormire è stata controllare di aver scritto gli indirizzi giusti.
no, non gli indirizzi di posta elettronica
sì, gli indirizzi di casa
per i successivi 3 anni ci siamo scritte lunghe lettere dense di nostalgia, racconti, risate e brillantini (a megan piacciono i brillantini).
io qualche volta le spedivo una compilation, per ricordarci di quella che avevamo ascoltato guidando fino alla sua casa al mare di mangawhai,
lei ogni tanto mi spediva qualche conchiglia, per ricordarmi del mare, appunto.
ha funzionato?
ha funzionato.
quanti di voi scrivono ancora lettere?
per scrivere una lettera ci vuole:

  • qualche foglio, uno se siete particolarmente sintetici, dai due ai cinque se siete prolissi
  • una penna, non una di quelle che perdono inchiostro, e nemmeno una matita
  • una superficie piana e stabile su cui scrivere (il tram è sconsigliato, la metro dipende)
  • concentrazione mentale sufficiente a ricostruire il filo logico dei propri pensieri
per scrivere un'email ci vuole:

  • un pc
  • un account (gmail, yahoo, libero, uno qualsiasi)
  • una connessione internet (per inviarla)
  • relativamente poca concentrazione, soprattutto se nel frattempo si sta: lavorando, chattando, taggando musica (svelatemi perchè vi piace così tanto farlo), postando su twitter, tumblr, flickr e facebook.

personalmente, non ho nulla contro le email. è grazie a internet e alle email che ho parlato con i miei a 10.000 chilometri di distanza, che ho riallacciato rapporti, che mi sono (anche) innamorata, ho cercato lavoro, ho trovato lavoro e conosciuto persone eccezionali.
scrivendo la quarta pagina (sono una persona prolissa, ma era anche tanto che non le scrivevo) della mia ultima lettera a megan, ho pensato all'energia che richiede, scrivere una lettera.
è capitato una volta che - per risparmiare tempo - le scrivessi al pc e poi stampassi il tutto, imbustassi e via, direzione auckland.
è innegabile: la scrittura a mano è radicalmente diversa dalla scrittura a pc.
i tempi di elaborazione sono diversi, così come i tempi di scrittura.
per necessità, scrivere a mano richiede più tempo di stesura, mentre la scrittura a pc è immediata: immediato il pensiero, immediata la battitura, immediato persino l'invio.
scrivere una lettera tradizionale richiede un'elaborazione che non siamo più abituati a concederci, presi dalla frenesia e dal fascino dell'invio (e della ricezione) immediati.
ma scrivendo email ci soffermiamo sul peso delle parole, o sul significato del nostro vissuto tanto quanto faremmo con una penna in mano e la paura (o scocciatura) di dover appallottolare il foglio di carta, in caso di errore, e ricominciare da capo?
ricominciare da capo, anche, è diverso.
al pc premi canc e tutto sparisce, inghiottito dal cursore lampeggiante,
cancellare una lettera, aspetta! una lettera non si cancella. rimane: nel cestino, sulla scrivania, parole che avremmo voluto intrecciare in modo diverso hanno preso una piega che non volevamo, e ora? tiriamo una riga? ma la riga sta male! strappiamo il foglio, ok, ma il pensiero arrotolato in modo sbagliato sta lì, lampeggia a modo suo e vuole essere ascoltato.
scrivere su carta, insomma, esige un livello di onestà nei confronti di noi stessi che non ci è concesso (non c'è tempo) nelle email.
come comincio? da che parte vado a finire? dove lo metto il punto?
cosa voglio dire con queste quattro pagine di lettera? che parte di me voglio che le arrivi, a chilometri di distanza dal mio corpo, dalla mia voce, dalla mia vita?
la carta i chilometri li sente tutti, li attraversa.
una volta spedita, la lettera di megan (insieme al cd) percorrerà continenti e oceani in tutta la loro concretezza e arriverà nella sua casella di posta a auckland, in nuova zelanda,
ora,
lasciamo stare la magia: non sono una che ama appellarsi al lato romantico della scrittura a mano, ma scrivere su carta batte pc uno a zero. punto.
ora, lapidatemi pure,
oppure, più onestamente: provateci,
e ditemi che effetto fa.
anzi,
se non avete nessuno con cui provare, scrivete a me.
mandatemi un'email,
io vi do il mio indirizzo di casa e magari mentre sarete vittime dei tipici crampi da dettato di quarta elementare mi ringrazierete.
magari anche no, eh. ma magari sì.

6 comments:

Unknown ha detto...

scrivere lettere è un gran piacere, forse ormai addirittura un lusso, visti i tempi sempre più frenetici che ci diamo per vivere; così pure è un piacere l'attesa della risposta -servizio postale permettendo-
e il segno grafico racconta anch'esso di noi come invece non faranno mai gli asettici -e ciò non di meno esteticamente pregevoli- font del computer

Rachele ha detto...

esattamente, condivido ogni parola :)

simone ha detto...

probabilmente non resterà nulla in entrambi i casi. Comunque ricevere la tua cartolina a me aveva fatto un che di "oh cazzo, ma allora è vero, sono lontano!!" e non è stata una sensazione piacevole. Ricevere le email, leggendole col cellulare da una nazione straniera mi ha fatto invece l'effetto "sono sempre qui, non importa dove stia". In un caso mi ricordo che sono uomo, nell'altro mi sembra di essere dio. Quale dei due è più pericoloso?

Rachele ha detto...

uhm delle due io preferisco sentirmi piccola e umana, ma è tutta una questione di gusti (e di ego!)

simone ha detto...

allora sei nel posto che ti fa sentire una divinità (internet) dicendomi quant'è bello sentirsi umani (mi parli della carta) ?

non mi torna :)

Rachele ha detto...

bingo!
sempre detto che sei più intelligente della media.
anzi, troppo intelligente.

 
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