domenica 12 luglio 2009

please don't tell what train I'm on, they won't know what route I've gone

mi fai: dovresti riflettere su questo tuo costante andare, partire, tornare, viaggiare.
sei una che riflette, mi fai. dovresti ricordartelo, continui.
penso che sono 26 anni che rifletto. a casa a merenda mangiavamo pane e introspezione, chiamare me e mio fratello due persone consapevoli è sminuirci.
perchè viaggi? perchè vai? perchè svuoti lo zaino dell'irlanda e parti per il piemonte? perchè aspetti berlino e poi copenhagen e pensi ad altri angoli di mondo da esplorare?
come ti piacerebbe ti rispondessi che io viaggio per evadere, sarebbe così facile inquadrare questo impulso innato della tua secondogenita, l'impulso che te la porta via, la rende sfuggente, difficile da capire e da fermare.
evadere,
implicherebbe il sentirsi prigionieri.
ma niente mi soffoca tanto da dover scappare. sono libera in questi mesi come non lo sono mai stata in vita mia. non voglio evadere nemmeno da me stessa: sono presente, lucida e consapevole come vorresti che fossi.
ma non riesco a rimanere.
thoureau scrive
se sei pronto a lasciare il padre e la madre, e il fratello e la sorella, e la moglie e il figlio e gli amici, e a non rivederli mai più; se hai pagato i tuoi debiti, e fatto testamento, se hai sistemato i tuoi affari, e se sei un uomo libero, allora sei pronto a metterti in cammino.
sono sempre più convinta che la nostra libertà dipenda solo e soltanto da noi stessi. e comincio a pensare che il desiderio di viaggiare sia direttamente proporzionale al grado di libertà che riusciamo a raggiungere.
la tua è una buona domanda: perchè viaggiare?
vorrei che me lo chiedessi realmente, senza avere pronta in tasca la risposta per me.
non viaggio per evadere. non so ancora esattamente qual è il mio perchè, ma credo che abbia a che vedere con la pura e semplice necessità di farlo,
con il bisogno di emanciparmi: da me stessa e dal mondo che conosco.

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