l'umanità è pigra. sta in branco dove arrivano le macchine.
al moncenisio arriviamo di sabato. sei di pomeriggio, il sole è ancora alto.
insieme a lui si sta alzando il vento, che spazza nuvole e lago con precisione certosina.
le nuvole, sono bassissime. se fossimo tutti alti come simone, riusciremmo a sfiorarle con le dita. chiediamo informazioni: possiamo campeggiare dove vogliamo. davanti a noi una distesa di verde, il lago turchese, altre montagne. abbiamo quattro tende, non ci piace campeggiare facile, carichiamo tutto sulle spalle e scendiamo di qualche decina di metri, più vicini al lago, più lontani dall'orrenda chiesa a piramide e dai prepotenti camper bianco sgargiante.
l'angolo di terra che scegliamo è nascosto dentro il verde, da lassù non ci vede nessuno. siamo significati e persone solo per noi stessi; siamo, perchè esistiamo agli occhi di chi ci sta vicino. scompariamo per il resto del mondo, almeno per oggi.
il terreno è morbido, i picchetti si piantano facilmente, le tende sono in piedi in un attimo. assomigliano dall'alto a piccole coccinelle multicolori, perse in un angolo di mondo quasi lunare. dall'alto siete tutti così piccoli, così fragili, così colorati immersi in quel verde che diventa sempre più scuro mano a mano che il sole scende.
cuciniamo carne alla griglia, mordiamo pane e beviamo vino. quando cala la notte, il buio è assoluto, e anche la fiamma del falò si lascia intimorire. sale la luna che è già tardi, ed illumina il fuoco, i piatti, le facce arrossate dal vino e i profili delle montagne. c'è chi cade - c'è troppa pendenza - e non si rialza. rimane là con il naso all'insù, erba umida tra i vestiti, a cercare le stelle di cui si ricorda il nome.
non ci sono rumori sul moncenisio, solo il suono del vento e delle nostre voci.
andiamo a dormire infreddoliti, ci stringiamo tra noi senza il pudore e le distanze della città. abbiamo bisogno di calore, bisogno gli uni degli altri.
l'umanità è pigra. sta in branco dove arrivano le macchine.
il sole illumina le tende con un taglio netto. non ci sono sbavature nei suoi raggi, e la mattina sembra la più nitida del mondo. laviamo i denti alla fontana di legno, mentre i pochi abitanti del moncenisio vanno a messa nella chiesa piramidale.
ci lasciamo trasportare da uno dei sentieri giù fino al lago turchese, che dal basso sembra ancora più grande, imponente e solo. accoccolati su una roccia osserviamo le nuvole passare e cambiare le sfumature dell'acqua. attraversano le montagne, il lago, passano oltre e se ne vanno. ricordano quelle di de andrè. seguiamo i fianchi del lago fino a un'insenatura che porta a una cascata. raccolgo piccoli sassi arrotondati non per trovare di nuovo la via di casa, ma per non perdere di questo posto le coordinate. per ogni sasso il suo profumo, questi sanno di liquirizia.
risaliamo il promontorio e siamo in cima al mondo, ma senza la presunzione di chi ha sgomitato per arrivarci. ci siamo finiti per caso. parliamo poco, non abbiamo bisogno di nulla.
il lago si lascia illuminare dalla luce prepotente del sole del mezzogiorno, mentre le nuvole lo macchiano di blu scuri passeggeri. è impossibile staccargli gli occhi di dosso, impossibile andarsene.
torniamo al campeggio e smontiamo, più lenti del giorno prima, le nostre tende.
ci fermiamo a mangiare in un piccolo ristorante a gestione familiare: insalate con formaggio di capra, dolci fatti in casa e birra. il cielo si è rannuvolato, i turisti hanno riempito tutti i prati più vicini alla strada.
è tempo di lasciare il moncenisio.
coordinate:
moncenisio è facilmente raggiungibile da torino con un'ora di auto, i motociclisti adorano i tornanti che portano fino alla diga. il campeggio è libero. vicino alla (impossibile da non notare) chiesa piramidale ci sono i bagni pubblici e una fontana per lavarsi. anche in piena estate è meglio premunirsi di felpe e pile per la sera, di legna per il fuoco e di sacchi a pelo invernali. quando il sole batte, batte forte, quindi è consigliabile portare anche la crema solare. ci sono diversi sentieri e si può scendere fino al lago (che è troppo freddo anche per me per un bagno). si può percorrere a piedi o in auto la diga, o visitare le tante fortezze abbandonate che costellano le montagne dei dintorni. sulla strada ci sono diversi bar ristorante che servono (non proprio a prezzi economici) il pranzo fino a pomeriggio inoltrato. la notte, al moncenisio, è splendida.
al moncenisio arriviamo di sabato. sei di pomeriggio, il sole è ancora alto.
insieme a lui si sta alzando il vento, che spazza nuvole e lago con precisione certosina.
le nuvole, sono bassissime. se fossimo tutti alti come simone, riusciremmo a sfiorarle con le dita. chiediamo informazioni: possiamo campeggiare dove vogliamo. davanti a noi una distesa di verde, il lago turchese, altre montagne. abbiamo quattro tende, non ci piace campeggiare facile, carichiamo tutto sulle spalle e scendiamo di qualche decina di metri, più vicini al lago, più lontani dall'orrenda chiesa a piramide e dai prepotenti camper bianco sgargiante.
l'angolo di terra che scegliamo è nascosto dentro il verde, da lassù non ci vede nessuno. siamo significati e persone solo per noi stessi; siamo, perchè esistiamo agli occhi di chi ci sta vicino. scompariamo per il resto del mondo, almeno per oggi.
il terreno è morbido, i picchetti si piantano facilmente, le tende sono in piedi in un attimo. assomigliano dall'alto a piccole coccinelle multicolori, perse in un angolo di mondo quasi lunare. dall'alto siete tutti così piccoli, così fragili, così colorati immersi in quel verde che diventa sempre più scuro mano a mano che il sole scende.
cuciniamo carne alla griglia, mordiamo pane e beviamo vino. quando cala la notte, il buio è assoluto, e anche la fiamma del falò si lascia intimorire. sale la luna che è già tardi, ed illumina il fuoco, i piatti, le facce arrossate dal vino e i profili delle montagne. c'è chi cade - c'è troppa pendenza - e non si rialza. rimane là con il naso all'insù, erba umida tra i vestiti, a cercare le stelle di cui si ricorda il nome.
non ci sono rumori sul moncenisio, solo il suono del vento e delle nostre voci.
andiamo a dormire infreddoliti, ci stringiamo tra noi senza il pudore e le distanze della città. abbiamo bisogno di calore, bisogno gli uni degli altri.
l'umanità è pigra. sta in branco dove arrivano le macchine.
il sole illumina le tende con un taglio netto. non ci sono sbavature nei suoi raggi, e la mattina sembra la più nitida del mondo. laviamo i denti alla fontana di legno, mentre i pochi abitanti del moncenisio vanno a messa nella chiesa piramidale.
ci lasciamo trasportare da uno dei sentieri giù fino al lago turchese, che dal basso sembra ancora più grande, imponente e solo. accoccolati su una roccia osserviamo le nuvole passare e cambiare le sfumature dell'acqua. attraversano le montagne, il lago, passano oltre e se ne vanno. ricordano quelle di de andrè. seguiamo i fianchi del lago fino a un'insenatura che porta a una cascata. raccolgo piccoli sassi arrotondati non per trovare di nuovo la via di casa, ma per non perdere di questo posto le coordinate. per ogni sasso il suo profumo, questi sanno di liquirizia.
risaliamo il promontorio e siamo in cima al mondo, ma senza la presunzione di chi ha sgomitato per arrivarci. ci siamo finiti per caso. parliamo poco, non abbiamo bisogno di nulla.
il lago si lascia illuminare dalla luce prepotente del sole del mezzogiorno, mentre le nuvole lo macchiano di blu scuri passeggeri. è impossibile staccargli gli occhi di dosso, impossibile andarsene.
torniamo al campeggio e smontiamo, più lenti del giorno prima, le nostre tende.
ci fermiamo a mangiare in un piccolo ristorante a gestione familiare: insalate con formaggio di capra, dolci fatti in casa e birra. il cielo si è rannuvolato, i turisti hanno riempito tutti i prati più vicini alla strada.
è tempo di lasciare il moncenisio.
coordinate:
moncenisio è facilmente raggiungibile da torino con un'ora di auto, i motociclisti adorano i tornanti che portano fino alla diga. il campeggio è libero. vicino alla (impossibile da non notare) chiesa piramidale ci sono i bagni pubblici e una fontana per lavarsi. anche in piena estate è meglio premunirsi di felpe e pile per la sera, di legna per il fuoco e di sacchi a pelo invernali. quando il sole batte, batte forte, quindi è consigliabile portare anche la crema solare. ci sono diversi sentieri e si può scendere fino al lago (che è troppo freddo anche per me per un bagno). si può percorrere a piedi o in auto la diga, o visitare le tante fortezze abbandonate che costellano le montagne dei dintorni. sulla strada ci sono diversi bar ristorante che servono (non proprio a prezzi economici) il pranzo fino a pomeriggio inoltrato. la notte, al moncenisio, è splendida.
1 comments:
"(...)
siamo significati e persone solo per noi stessi"
esatto
quando ci bastiamo,
sapere chi siamo e cosa facciamo
in quel momento,
prima di condividerlo con qualcuno a parole e immagini,
quando ha senso chi sei e quello che fai ma per Te Stesso,
se ciò che scegli, o sceglie te, Significa sul serio devi affrontarlo da solo (intimamente, intendo)
(poi dopo prendi i tuoi pezzi di vita, qualcosa qua e là, e decidi di divertirti a esprimerti, e condividi, ma quello è altro)
se n'era già parlato qui da te,
mi piace che poi trovi altre esperienze, e modi, e capita di leggerlo ancora
(tra tante altre cose)
ciao
:)
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