mercoledì 8 luglio 2009

later on sitting on the roof talking like the night could last all night, like we are all half crazy and all at least half alright

in aeroporto giochiamo alla rassegna stampa. abbiamo el país, the guardian, repubblica e il new york times. ce li scambiamo mentre le persone si scambiano i posti sulle scomodissime panchine azzurre attorno a noi.
appuntiamo notizie, ci consigliamo articoli, li leggiamo ad alta voce e li commentiamo puntigliose.
parliamo moltissimo, di tutto. di vita, di scelte, d'amore, di speranze, di aspettative. dalla mattina presto a colazione alla notte, pochi minuti prima di addormentarci.
ma nascosto dietro le nostre parole c'è un silenzio che sa più di ogni altra cosa di tranquillità e di sguardi sul mondo condivisi.
dentro questo insolito silenzio parlato mi sento a casa e scopro di desiderare per me stessa cose nuove, che non sapevo di volere tanto intensamente.
bevendo il mio ultimo cappuccino irlandese e guardandola spezzettare e mordicchiare il suo chocolate chip cookie decido di cambiare su due piedi la massima che mi portavo dietro dai viaggi passati.
non si viaggia per la destinazione o per il puro gusto di viaggiare, non solo almeno.
si viaggia anche per quelle rare volte in cui ad accompagnarci c'è un anima affine.

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