venerdì 17 dicembre 2010

in cui away we go diventa american life

traduzioni sbagliate a parte, non ho ancora deciso, a distanza di quasi 2 anni dalla prima volta che ho visto away we go, se questo è - o non è - un film arrogante.

come motivo per amarlo avrei la mia devozione sconfinata per dave eggers, che lo ha sceneggiato insieme a sua moglie vendela vida. come motivo per non amarlo avrei la presuzione di sam mendes che, senza tanti giri di parole, ci viene a dire che sì, le coppie perfette esistono, e sì, hanno la faccia di john krasinski e maya rudolph.

di certo so che la colonna sonora di away we go, composta da alexi murdoch, è una delle più belle che mi sia capitato di ascoltare negli ultimi anni, assieme a quella di into the wild (che in bellezza superava di gran lunga il film, ma che ve lo dico a fare, il mio blog si chiama places that pull per un motivo ben preciso).

di certo so anche che l'età adulta viene segnata, oltre dalla capacità di scendere a compromessi, anche dal momento esatto in cui si realizza che il concetto di famiglia inculcatoci a forza di messe e mulino bianco, nella realtà, non funziona mai.

dave & vendela ovvero: la coppia che ogni hipster vorrebbe esseree a pensarci, perchè dovrebbe? perchè dovremmo essere legati a persone che frequentiamo solo perchè siamo tenuti a farlo, in quanto obbligati a convivere sotto lo stesso tetto?
se la vita adulta è una questione di scelte (io scelgo ergo io sono adulto: è così che la penso, gli indecisi non li ho mai tollerati), l'istituzione familiare - che non si può scegliere - è il contrario dell'essere adulti.

non scrivo questo post dopo un furioso litigio con mia madre o spinta dall'ennesimo silenzio di mio padre. io, tutto sommato, ho avuto fortuna: la mia famiglia di sangue (mamma, papà e fratello) è abbastanza affine alla persona che sono diventata.
ma pensate alla pazzia del sentirsi in obbligo di dimostrare affetto a una persona solo perchè legata a noi dalla genetica.
è come se mi chiedessero di voler bene a qualcuno solo perchè - toh, un esempio a caso - è italiano come me.
(la patria, anche, è un concetto che non digerisco).

così se away we go non mi era esattamente piaciuto (forse perchè non sono proprio sul punto di metter su famiglia), bisogna riconoscergli la capacità di discutere del termine famiglia come in italia non saremmo mai capaci di fare.

penso che dai 18 anni in su si debba avere l'onestà di ammettere che:

  • i nostri genitori non sono infallibili
  • non è necessario amare le persone con cui abbiamo un legame di sangue
per quanto io ami la mia famiglia e le sue mille psicosi, non la considero nè chiusa nè tantomeno unica. penso invece che debba essere tanto permeabile quanto la nostra capacità di relazionarci agli altri e di aprire all'esterno il soffocante spazio familiare in cui si nasce, cresce e muore.
alla fine, se si è abbastanza bravi (e fortunati) ci si ritrova con una famiglia adottiva molto più clemente, comprensiva e presente della nostra.
e, per sopravvivere alle gioie e ai dolori della vita, anche questo aiuta.

4 comments:

Elena ha detto...

Aggiungerei un paio di sfumature al tuo discorso. :)

1) Il concetto di amare non è uguale al concetto di simpatia, almeno per quanto riguarda la famiglia originaria. E' una mia opinione, è una versione, possiamo non essere d'accordo. Ho dovuto imparare a scindere questi due aspetti: io AMO la mia famiglia, perché lo sento dentro di me, in qualche modo c'è un legame che me li farà mancare e volere per sempre; però nello stesso tempo NON ci vado d'accordo, funzioniamo meglio se non conviviamo, funzioniamo meglio mediamente lontani. C'ho messo anni per dividere questi due sentimenti: non mi stanno simpatici, non sono gradevoli, non abbiamo gli stessi valori. Ho vinto quando, nonostante questo, ho deciso e saputo che li amavo comunque, così com'erano, fallibili, pieni di grossi difetti, accettarli così (non sono sicura che loro abbiano fatto altrettanto, il percorso è stato mio, ma ne vado fiera).
(continua)

Elena ha detto...

2)La costrizione a stare sotto un unico tetto NON riguarda soltanto la famiglia di origine (e noi come figli / fratelli) ma anche noi con eventuale partner. :) Per questo mi è difficile accettare il matrimonio, non è andare contro un'istituzione, è andare contro una filosofia: cosa ne so io di cosa sentirò tra TOT. anni? Siamo più evoluti degli animali (talvolta!) ma ciò non elimina la parte istintiva, e siamo tutti tutti tutti soggetti alla voglia di conoscere altre persone dopo tempo che stiamo in coppia, non è qualcosa di cui crucciarsi, è la natura che sopravvive, nessun giudizio da spenderci sopra. Non è solo per gli ormoni, è anche la curiosità intellettuale e tutto il resto. La fedeltà quindi è una scelta, è frutto di un lavoro con l'altro, di un equilibrio, e penso sinceramente che molte volte valga proprio la pena, però è una scelta. Per cui la coppia perfetta magari esiste, ma non per sempre se non ci investi (e a volte non basta, non è detto). Perciò, come dire, è un discorso sempre complesso, ognuno ha il suo da vivere e costruire. :)
Saluti! (Fine del tema!)

Rachele ha detto...

elena grazie per i commenti, capisco perfettamente quello che dici anche sull'amore. anche se l'amore, proprio perchè non implica un legame di sangue (ma una scelta) secondo me è un discorso molto diverso...

Elena ha detto...

(scusa l'OT, guarda se ti interessa questo annuncio:
http://www.provincia.teramo.it/teramolavoro/eures/offerte-di-lavoro/traduttore-inglese-italiano )

 
Web Statistics