giovedì 26 agosto 2010

in cui ricomincio da sei

e, prima di lei, massimo troisi:
"Lello ch’è stato è stato… basta, ricomincio da tre…
Da zero!…
Eh?…
Da zero: ricomincio da zero.
Nossignore, ricomincio da… cioè… tre cose me so’ riuscite dint’a vita, pecché aggia perdere pure chelle? Aggia ricomincià da zero? Da tre!
Sarebbe utile segnare in elenco tre cose da cui ricominciare, per ogni evenienza, per quando ce n’è bisogno. Io lo faccio oggi, voi un po’ quando vi pare. Tutto qua."
ho sempre pensato a questo periodo dell'anno - più che al 31 dicembre - come al momento giusto per ricominciare. un capodanno fatto di afa, cieli azzurri ed erba secca. meno difficile da affrontare, quando non è colorato di grigio e nero, e bianco. no?
ma ricominciare, forse e soprattutto alla nostra età, l'età di gente che ha già fatto un pezzettino di strada e che è uscita quasi indenne dall'adolescenza, forse ricominciare non può essere sinonimo di azzerare.
così, tre cose da salvare, tre cose che ci sono riuscite, nella vita. ma tre cose tangibili o tre cose intangibili? così diventano sei, no?
sarebbe d'accordo, massimo troisi, se io ricominciassi da sei?

tre cose tangibili che mi sono riuscite:

  1. quella scatola di cartone con dentro una favola, e il mare: la favola l'avevo scritta prima di conoscerti e, una volta incontrato, una volta incontrati me e te insieme, mi ero accorta che ci calzava a pennello. allora te l'avevo confezionata. mi ero fatta dare da tua madre una di quelle scatole di cartone che contenevano quelle magliette con citazioni celebri che andavano di moda qualche anno fa. avevo tolto l'etichetta della citazione dai lati ed era rimasto il cartone nudo. avevo dipinto con i pastelli a cera il cielo, il mare e la sabbia, avevo incollato una conchiglia sulla copertina di quell'insolito libro di favole e avevo scritto la nostra favola su carta velina, per poi incollarla dentro la scatola. ricordo l'attenzione che ci avevo messo, ricordo i colori e ricordo il profumo. ricordo la tua faccia sorpresa quando l'avevi vista e ricordo di essere stata fiera di me, per quel regalo perfettamente riuscito. non perchè bello, ma perchè capace di rappresentare alla perfezione ciò che di così colorato e intenso provavo per te. chissà, se dopo tutti questi anni, la conservi ancora.
  2. una mappa dell'alaska, dipinta a mano: di cui non ho una foto.
    no, non avevo dipinto l'alaska con le mie mani. avevo comprato una vecchia cartina dell'alaska e avevo dipinto in nero, con una spugnetta per i piatti, tamponando piano piano e definendo i contorni con un pennellino, il profilo di chris mccandless e del suo magic bus. anche quello, di regalo, non era per me. anche quello mi sembrava - e sembra ancora oggi - riuscito alla perfezione.
  3. la foto scattata a josh ritter, durante il suo primo concerto in italia, con una scassatissima sony digitale. sarò sempre orgogliosa di quella foto.
tre cose intangibili che mi sono riuscite:

  1. partire per la nuova zelanda nonostante fosse la soluzione più semplice ai miei problemi. prendere la strada più comoda, scoprirla scomoda e tornare ancora innamorata, ma di una terra e non di un uomo.
  2. amare. l'ho fatto una volta, non me ne sono mai pentita.
  3. fare delle scelte. ragionate o meno, d'impulso o meno, le scelte sono la mia specialità. non temporeggio, non titubo, non amo tenere me stessa e gli altri in sospeso. scelgo. la maggior parte delle volte sbagliando, ma ci si fa l'abitudine. anche a questo.
e, una volta abituati agli sbagli, si ricomincia.

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