kevin renick ha 52 anni quando la società di marketing di st. louis, missouri per cui lavora lo licenzia.
finisce up in the air, come dice lui: insieme a lui il suo conto in banca e la sua carriera come correttore di bozze.
allora kevin prende in mano una chitarra, racconta la sua storia, infila la cassettina su cui l'aveva registrata nelle mani di jason reitman e una manciata di mesi dopo finisce nei titoli di coda di uno dei 10 film candidati agli oscar.
up in the air è dove finiscono le vite di tutti quelli che hanno provato la recessione, la crisi economica o anche solo gli effetti negativi del capitalismo e della liberalizzazione sulla loro pelle.
up in the air le prospettive lavorative, i progetti futuri, le relazioni personali, i sogni e le paure.
tutto appeso lassù, tra le nuvole, per migliaia di giovani (italiani e non), adulti (italiani e non), e anche vecchi (italiani. e non).
ci vendono questo stato di precarietà come fosse un privilegio: ma se un tale grado di libertà non è desiderato, diventa automaticamente una prigione. una prigione senza sbarre nè confini: possiamo andare dovunque, non abbiamo vincoli, ma è proprio l'assenza di punti fissi che ci rende instabili, e spaventati.
kevin renick ha avuto fortuna. da correttore di bozze disoccupato è diventato cantautore ricercato: la quintessenza del sogno americano in carne e ossa.
oggi in italia, invece, un ragazzo messo in mobilità si è ucciso.
up in the air.
da quelle nuvole di precarietà qualche volta riusciamo a scendere.
non con un contratto in regola e con uno stipendio decoroso, ma con due o tre lavori che finiscono con il consumare, lentamente, le nostre vite.
siamo disposti a pagarlo, questo prezzo, pur di non rimanere lassù, up in the air.
finisce up in the air, come dice lui: insieme a lui il suo conto in banca e la sua carriera come correttore di bozze.
allora kevin prende in mano una chitarra, racconta la sua storia, infila la cassettina su cui l'aveva registrata nelle mani di jason reitman e una manciata di mesi dopo finisce nei titoli di coda di uno dei 10 film candidati agli oscar.
up in the air è dove finiscono le vite di tutti quelli che hanno provato la recessione, la crisi economica o anche solo gli effetti negativi del capitalismo e della liberalizzazione sulla loro pelle.
up in the air le prospettive lavorative, i progetti futuri, le relazioni personali, i sogni e le paure.
tutto appeso lassù, tra le nuvole, per migliaia di giovani (italiani e non), adulti (italiani e non), e anche vecchi (italiani. e non).
ci vendono questo stato di precarietà come fosse un privilegio: ma se un tale grado di libertà non è desiderato, diventa automaticamente una prigione. una prigione senza sbarre nè confini: possiamo andare dovunque, non abbiamo vincoli, ma è proprio l'assenza di punti fissi che ci rende instabili, e spaventati.
kevin renick ha avuto fortuna. da correttore di bozze disoccupato è diventato cantautore ricercato: la quintessenza del sogno americano in carne e ossa.
oggi in italia, invece, un ragazzo messo in mobilità si è ucciso.
up in the air.
da quelle nuvole di precarietà qualche volta riusciamo a scendere.
non con un contratto in regola e con uno stipendio decoroso, ma con due o tre lavori che finiscono con il consumare, lentamente, le nostre vite.
siamo disposti a pagarlo, questo prezzo, pur di non rimanere lassù, up in the air.
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