sono la prima a non sapere cosa intendo esattamente per scelte che non siamo capaci di fare e stili di vita a cui non vogliamo rinunciare.
ma d'estate mentre taglio con la bici da corsa la periferia, sento forte la differenza di temperatura tra le zone piene di cemento e quelle, ancora per poco, verdi.
osservo la risolutezza con cui le mie colleghe si sottopongono a diete massacranti e la determinazione con cui smaltiscono tutto quello che mangiano a forza di ore in palestra.
la frenesia della vita a milano, il comperare ogni settimana cose nuove, il lamentarsi sempre e comunque delle istituzioni che non fanno abbastanza.
ci siamo rovinati la vita e il pianeta su cui la viviamo con le nostre mani.
abbiamo perso il piacere di muoverci per il gusto di farlo e non per bruciare calorie, la stessa concezione di spostamento nel giro di sessant'anni è stata rivoluzionata e il pianeta terra l'abbiamo mandato al macello nel giro di soli due secoli.
david suzuki dice:
“we’re in a giant car heading towards a brick wall and everyones is arguing over where they’re going to sit”
ci lasciamo distrarre dai vestiti, dal consumare, dalla carriera, dal nostro egoismo e dall'egocentrismo, spendiamo stipendi in gadget inutili, in accessori all'ultima moda, nella necessità di apparire giusti agli occhi degli altri.
tutti, in occidente, in un modo o nell'altro spendiamo i nostri giorni nel tentativo di distrarre la nostra attenzione da ciò che importa.
vogliamo dimenticare. rimuovere e non trovarci costretti a scegliere, a cambiare.
e c'è qualcosa di tremendamente disperato in questo modo di vivere la nostra vita.
ma d'estate mentre taglio con la bici da corsa la periferia, sento forte la differenza di temperatura tra le zone piene di cemento e quelle, ancora per poco, verdi.
osservo la risolutezza con cui le mie colleghe si sottopongono a diete massacranti e la determinazione con cui smaltiscono tutto quello che mangiano a forza di ore in palestra.
la frenesia della vita a milano, il comperare ogni settimana cose nuove, il lamentarsi sempre e comunque delle istituzioni che non fanno abbastanza.
ci siamo rovinati la vita e il pianeta su cui la viviamo con le nostre mani.
abbiamo perso il piacere di muoverci per il gusto di farlo e non per bruciare calorie, la stessa concezione di spostamento nel giro di sessant'anni è stata rivoluzionata e il pianeta terra l'abbiamo mandato al macello nel giro di soli due secoli.
david suzuki dice:
“we’re in a giant car heading towards a brick wall and everyones is arguing over where they’re going to sit”
ci lasciamo distrarre dai vestiti, dal consumare, dalla carriera, dal nostro egoismo e dall'egocentrismo, spendiamo stipendi in gadget inutili, in accessori all'ultima moda, nella necessità di apparire giusti agli occhi degli altri.
tutti, in occidente, in un modo o nell'altro spendiamo i nostri giorni nel tentativo di distrarre la nostra attenzione da ciò che importa.
vogliamo dimenticare. rimuovere e non trovarci costretti a scegliere, a cambiare.
e c'è qualcosa di tremendamente disperato in questo modo di vivere la nostra vita.
2 comments:
E' tutto vero quello che dici, ma vorrei soprattutto fermarmi sul fatto che molte persone, non tutte ma molte, fanno ginnastica e sport non tanto perché ne sentono l'esigenza da dentro (magari il corpo che chiede movimento, per un certo benessere), ma se lo impongono da fuori, per dimagrire o non ingrassare etc. etc. Io per prima lo facevo. Facevo, sì. Una volta arrivai a correre tutti i giorni senza ascoltarmi, e, una volta - che magari il mio corpo non lo richiedeva, ché non è sempre uguale - una stetti male, feci un gran casino. Da allora mi sono detta "basta, da oggi sport solo quando ne ho voglia", e pensa che il rifiuto accumulato si rivelò così tanto che stetti un mese (un mese) senza fare neanche una passeggiata !(e non fa mica bene ;) ).
Ciao :)
non tutte ma la maggior parte, hai ragione. e ti perdi il gusto del correre alla fine, no? lo sport mi è sempre sembrato un ottimo strumento per mantenere l'equilibrio psicofisico, ma è altrettanto buono per fartelo perdere, l'equilibrio!
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