sabato 19 settembre 2009

irlanda occidentale: please don't tell what train I'm on, they won't know what route I've gone



usciamo da galway presto di mattina. il traffico dei pendolari si disperde dopo qualche kilometro: passano i sobborghi, passa la periferia, ritorna il verde, misto al marrone della torba - in fondo siamo nel connemara.
l'odore è pungente, il vento deciso. abbiamo in mente quella spiaggia di cui ci hanno parlato.
solitaria, è frequentata solo da gente del posto, che ci osserva incuriosita. tiriamo su i cappucci delle felpe e ci accovacciamo tra le rocce: la sabbia è bianca, fatta di minuscoli frammenti di corallo, di fronte a noi l'oceano, alle nostre spalle uno specchio d'acqua che ruba i colori al cielo e li rende più decisi.
stiamo in silenzio. un silenzio nuovo, per me.
conosco francesca da pochi mesi. ci chiamavano le gemelline, ci prendevano per sorelle. noi, che sorelle non eravamo, non avevamo ancora scoperto tra noi quei silenzi che ci avrebbero legate. quasi come sorelle.
parliamo tanto e stiamo tanto in silenzio. non c'è discontinuità tra l'assenza e la presenza di voci, dentro l'auto che guidiamo. in qualche modo comunichiamo sempre.
l'irlanda, quella di cui tutti parlano con nostalgia o curiosità, l'isola di smeraldo insomma, esiste ancora. non la si trova tra le strade di dublino (non a luglio, infestate di ragazzi in viaggio studio) nè tra quelle di cork (rivoltata come un calzino da decine di cantieri). bisogna avere pazienza.
partire da cork, per esempio,
evitare le strade principali (indicate con la lettera N) e scegliere le secondarie (R di regional). puntare verso ovest, chiacchierare con la cassiera del minimarket di clonakilty, mangiare due bagel con salmone e cream cheese sul porto di baltimore e arrivare, su strade che diventano sempre più strette, alla spiaggia di barley cove.
l'irlanda di cui tutti parlano con nostalgia sta lì.
ma anche sotto il tendone da circo del marquee, dove josh ritter fa cantare, ridere e ballare tutti.
l'irlanda di cui tutti parlano incantati al ritorno da una vacanza dà il suo meglio alle otto di quella domenica mattina in cui guidiamo verso galway.
gli irlandesi dormono e le strade sono deserte. rimangono i verdi, le nuvole basse e le pecore.
i no banjo non ancora, i no banjo li scopriamo a galway.
l'irlanda, quella vera, non sta più a temple bar. la si può scoprire nei pub di doolin o delle aran islands, dove qualche pescatore canta ancora, e suona la chitarra. ci si può sbattere contro entrando per caso al roisin dubh di galway, perchè il nome della band ci piaceva.
i no banjo suonano in salopette e sanno di kentucky, ma sono di galway. fanno pestare forte i piedi a terra, alzare le braccia e battere le mani. chiudono il concerto all'una con una versione tiratissima di paint it black e subito dopo vanno a farsi una birra.
l'irlanda folk non è più folk. il folk è bluegrass.
arriviamo il penultimo giorno, nell'irlanda che appartiene all'immaginario comune.
non ci sono turisti e le auto che incrociamo sono poche. è marrone, azzurra, blu, grigia, verde, bianca l'irlanda dell'immaginario comune. lì le nuvole si riflettono nei laghetti, gli asini ti guardano perplessi, l'acqua è limpida e il cielo cambia velocemente umore.
alla fine ritorniamo a cork consapevoli che avremmo dovuto proseguire verso nord.
per questa volta ci accontentiamo di aver avuto il coraggio di scoprire, di noi e dell'irlanda, ciò che non conoscevamo.

coordinate: nonostante la consideri casa come poche altre città, dublino non è l'irlanda. se volete scoprire l'irlanda fatevi un favore e prendete un volo ryanair per cork, noleggiate un'auto (noi ci siamo trovate benissimo con dan dooley, il più economico) e guidate prima verso ovest, poi verso nord.
di tutti i posti che ho visto, il mio preferito rimane sligo.
che dormiate in ostello o in bed and breakfast non ci sarà (quasi) mai bisogno di prenotare. portatevi piuttosto della buona musica perchè le radio irlandesi trasmettono successi degli Anni 80 e non volete guidare per più di un'ora con i successi degli Anni 80 come colonna sonora. preferite i paesini alle grandi città, la costa all'entroterra.
preferite l'istinto alle guide lonelyplanet.

3 comments:

dfs ha detto...

ecco, m'è tornata la voglia d'irlanda ...

Spino ha detto...

sono verde (irlandese) d'invidia

Rachele ha detto...

spino: :) fortuna che ci sono i low cost.. e non dico altro.

 
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