what am I if bound to walk in chains 'til I die, reaching wildly out to the sky with no particular aim

a sette anni volevo fare l'arredatrice di interni: disegnavo su fogli a quadretti piccoli appartamenti in scala e li arredavo, contavo le piastrelle del soggiorno e spostavo i mobili. mamma tornava a casa ed era tutto cambiato. e si arrabbiava.
perchè si arrabbiasse tanto me l'ha detto due giorni fa, mentre occhi al muro di camera mia pensavo come decorarlo, per celebrare il mio ritorno all'ovile.
i cambiamenti la destabilizzano, dice lei, che mette quei vasi di fiori sempre nello stesso posto, di fianco al divano del soggiorno.
io nei cambiamenti mi sento a mio agio, ed è di fronte alla staticità che mi spavento.
così non c'è stata sensazione più tranquillizzante del vedere per l'ultima volta scorrere davanti ai miei occhi il paesaggio deturpato dell'emilia romagna, lasciarlo alle spalle e accettare un lavoro che non avrei mai detto che sarei finita a fare.
non conta quasi più niente, in questi giorni, e non perchè io sia infelice o confusa.
non conta più quasi niente per l'esatto contrario.
ho disegnato su un foglio a quadretti la piantina della mia vita e sto spostando tutto e tutti: i perchè, i dove, i come, i chi e i quando.
per fare ordine, ci vuole disordine.
per capire, bisogna non capirci più niente.